STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE
a cura di Giuseppe Mezzadri

BATTUTE VARIE


Burattini

 Alcune battute di personaggi vari, noti e non, che a me sono piaciute e che spero possano piacere anche ad altri che ho ascoltato e registrato

L’ARAGOSTA

Luciano Zambrelli faceva l'allestitore per la Salvarani ed era spesso in trasferta. Un giorno era a lavorare dalle parti di Trieste dove, assieme ad un collega, aveva lavorato sodo per finire in giornata. I due andarono a cena molto tardi e siccome non c'era tempo per fare ricerche  si fermarono nel primo ristorante che incontrarono. Era un locale di lusso e aveva come specialità il pesce. Mangiarono aragosta e bevvero un vino bianco adeguato. 
Anche il conto fu adeguato e il giorno dopo, quando andarono dal ragioniere per il rimborso delle spese, questi si arrabbiò molto. Fece loro una predica e concluse :

"Mi j'ò sinquant'an e n'ò mai magnè l'aragosta !"
"L'à fat mäl ragioner. L'é bon'na bombén".

(Ha fatto male, è molto buona)

IL PAGAMENTO

Il "Ghitta" aveva l'abitudine di andare nei negozi,prendere qualcosa e non pagare. Se ne andava dicendo:
"A se v'dèmma".
(Ci vediamo).

Un giorno, per distrazione, andò a far compere in un posto dove era già stato. Finita la spesa se ne stava andando dopo aver pagato con il solito  "A se v'dèmma" quando il commerciante lo bloccò per un braccio e gli chiese a muso duro:
" A ne s' semia miga bele vist ?!"

(Non ci siamo già visti ?)

 MISERIA

Mi raccontava un anziano abitante di borgo Torto che tra le due guerre, nella sua famiglia, per letto avevano tavole di legno montate su cavalletti e per materasso i "scartoc" del granoturco.(l'involucro esterno che protegge il frutto). Al mattino vi infilavano una mano e li muovevano un po'. 
"A gh'era dentor dil simzi
(cimici) che quand i gnèvon fora i parèvon i prét al conclavo".
(C'erano dentro delle cimici che quando uscivano sembravano preti al conclave))  

Raccontò anche di quando volevano multare suo nonno perchè accusato di bloccare dolosamente il contatore. Era uno di quei contatori giganteschi di una volta che non erano chiusi ermeticamente. Arrivò un controllore che lo aprì e constatò che le cimici vi avevano nidificato a grappoli e bloccato il dispositivo.

Per rendere meglio l’idea di quanto andasse male mi raccontò che in casa sua erano tanto miserabili ma tanto miserabili che, spiegò: 
“Quand a sèmma dvintè povrett èmma fat fésta !”
(Quando siamo diventati poveri abbiamo fatto festa)  

FERRAGOSTO

Ero a Chiavari con la mia famiglia in un campeggio posto nella sottile striscia di terreno che c'è tra il mare e la ferrovia.

Dopo i primi giorni ci eravamo abituati ai treni e tutto sommato si dormiva abbastanza. Per ferragosto venne a trovarci lo zio Enzo, parmigiano doc, il quale invece si svegliava ad ogni passaggio di treno e quella notte, per giunta, c'erano anche quelli speciali. Passò un treno lunghissimo che non finiva mai: tatàn, tatàn, tatàn..., lo zio, esasperato, esclamò:
"Maledètt ti e 't t'à fat ! Mo co' girot dintorna ?!"

(Giri attor
no ?)  

AL TARDINI

Si era al Tardini negli anni in cui nel Parma giocava un certo Marchi che era bravo ma aveva il vezzo di voler sempre scartare gli avversari e di non passare sempre tempestivamente la palla ai compagni. Stava facendo una discesa con interminabili zig-zag e senza passare la palla, quando l'ortolano Fornili, detto "Formìlli", gli gridò:
"Al portot a la crezma col balón li ?"

(Lo porti alla cresima il pallone ?)
 

ANOLINI

In "Corale Verdi", alla presentazione del bel libro "L'anolino di Parma" di Giuseppe Spaggiari ero seduto alle spalle di Felice e la Lidia. Vedendo che c'era pieno la Lidia commentò:
"Guärda Felice quanta genta !"
"Al credd. Mo se inveci che d'anolén as parläva äd riz a n'in saris gnù meno".
(Lo credo. Ma se invece di anolini avessimo parlato di riso ne sarebbe venuta meno))  

MUSICA E POESIA

Alla Famija Pramzana si festeggiava il musicista Pierino Barbieri. La serata vide un alternarsi di suonate, canti e letture. Anche Bruno Lanfranchi aveva letto qualcosa e se la stava godendo un mondo. Gli dissi:
"Bella serata Bruno, co' n'in dit ?".
"'Na seräda con musica e poesia l'é la coza pu béla ch'a se gh sìa".
(Una serata con musica e poesia è la cosa più bella che ci sia)
 

LOGICA

A Montechiarugolo c'era un negoziante di vacche (negosiant da bestji) che dopo anni di lavoro e una vita parsimoniosa aveva messo assiema una non trascurabile fortuna. La raggiunta agiatezza non  gli aveva fatto cambiare stile di vita e continuava a viaggiare in bicicletta.
Al figlio invece, raggiunta la maggiore età, aveva regalato una bella automobile. Un giorno, davanti al bar, qualcuno gli disse:

"Cme mäi, sior Frarén, so' fiól  al gira in machina e lu inveci in bicicletta?"
(Come mai signor Ferrarini suo figlio gira in macchina e lei in bicicletta ?)  

"Parchè me fiol l'é fiól d'un sior e mi son fiól d'un povrett".

(Mio figlio è figlio di un ricco mentre io son figlio di un povero).

   

ARLIA

L’amico Fausto incontrò un conoscente che lo salutò dicendo:

“Ingegnere carissimo”
“Carissimo l’é ‘l dentista, miga l’inzgner”

Rispose.

MOLINAIO

“Cambia molinär, cambia lèdor”.  Recita un antico proverbio. I contadini infatti portavano il frumento al molino e, dopo qualche giorno, ritiravano la farina sperando, senza contarci troppo, nell’onestà del molinaio.

Il concetto è ribadito anche nella seguente storiella che si raccontava nelle stalle.

Un parroco, in preparazione alla Pasqua, pensando a come organizzare il programma delle confessioni, ragionava tra se:

“ Lundì il donni, martedì i ragass, marcordì j omi..no, giovedì j ommi. Marcordì gh’è ‘l molinar !”
(Lunedì le donne, martedì i ragazzi, mercoledì gli uomini. No, giovedì gli uomini, mercoledì c’è il molinaio”)

 

PAIZANETT

Nel medioevo gli abitanti del contado erano, anche dalle leggi, meno considerati rispetto gli abitanti della città.

Anche in un passato abbastanza recente capitava che i campagnoli venissero canzonati con nomignoli tipo: paizanètt, soghètt ecc.. Ora le cose sono cambiate e chi abita in campagna è ritenuto un privilegiato. Purtuttavia, in modo scherzoso, questa arlìa talvolta si usa ancora. L’amico Dodi, ad esempio, per canzonare un collega “arioso” gli disse:

“Mo con vot saver ti ch’at stè int un paez che quand è rivè la corriera par la primma volta i gh’an miss davanti ‘na bala äd fén”.

(Cosa vuoi sapere tu che abiti in un paese che quando è arrivata la prima corriera gli hanno messo davanti una balla di fieno)

MISERIA

L’amico Dodi Bruno mi stava spiegando come un tempo la gran parte delle famiglie vivesse in ristrettezze. Parlando della sua in particolare per rendermi bene l’idea mi spiegò:

“In ca’ mèjja l’andäva tant mäl e seron tant mizerabil, che quand sèmma dvintè povrètt èmma fat fésta.”
(In casa mia andava tanto male ed eravamo tanto miserabili che quando siamo diventati poveri abbiamo festeggiato)

 

PROVERBI

“Dal mäl a nissón, di fjo a tutti. Vón l’è un zógh, du j en un fógh”

SACCO’

Giorgio Saccò, che si autodefinisce il miglior barbiere di borgo delle Colonne, forse perché è l’unico, iniziò a lavorare come garzone di barbiere all’età di 12 anni. Ora ne tantissimi di più ma non molla. L’altro giorno ero nel suo negozio quando entrò un cliente, suo vecchio compagno di scuola, ancora in abiti da lavoro, che disse:

“Maledett  mi e quand ò studiè da murador!”

(Maledetto me e quando ho studiato da muratore)

E Saccò, che era uno studente da lasciar perdere, di rimando:

“Acsì t’impär a copiär i me compit, t’è fat ‘na bela cariera!”

(Così impari a copiare i miei compiti. Hai fatto una bella carriera !)

CILIEN

Nel negozio di Cilien, il famoso e simpaticissimo orologiaio nano, compagno delle avventure spassose di Alberto Montacchini, nel suo negozio aveva esposto questo cartello:  
“Non entri chi ha fretta”

SLOGAN

Anni fa era in voga uno slogan a favore della birra che diceva:  
“Chi beve birra campa cent’anni”

Per reazione, il papà del mio amico Vittorio, nel suo posto di lavoro, aveva esposto la seguente scritta:  
“Chi beve vino non muore mai”

C’ERA UNA VOLTA

Mio padre soleva dire:  
“Tutt i lavoron, mo ch’a lavora ben a gh’n’é poch”  
(Tutti lavorano ma che lavoran bene ce n’è pochi)

E quando voleva fare l’elogio di una persona che stimava lo definiva:

“Galantomm e bon äd lovorär” 
 
(galantuomo e capace di lavorare)

Era il massimo dei complimenti.

MODI DI DIRE

 

Un tempo erano in uso dei modi di dire che descrivevano bene, e in modo pittoresco, le caratteristiche delle varie fasce d’età.

Bräga bojuda, letteralmente “Braga bollita”, si diceva ai bimbi molto piccoli. Era molto calzante quando non c’erano i pannolini e, per i neonati, venivano usati i “ciripan”. Avevano forma triangolare e servivano a formare una “braga” e che, per motivi igienici, venivano fatti bollire, addizionando anche perborato all’acqua, dopo ogni utilizzo.

Pista pòcci letteralmente “pesta pozzanghere”. Si diceva dei bambini già più grandicelli che, come è noto, amano pestare le pozzanghere.

 Gamba äd sènnor letteralmente “gamba di sedano”. La gamba del sedano è lunga e fragile e l’epiteto veniva affibbiato ai ragazzini che nell’età dello sviluppo aumentano rapidamente in altezza ma, non essendo ancora del tutto formati, hanno spesso gambe lunghe e magre.

Spumarén  I ragazzi lo diventano quando cominciano a guardarsi insistentemenete nello specchio

Bacucch è il titolo meno ambito e per conquistarlo servono anni. Molti anni.


STORIE VARIE

SAGGEZZA
Incontrando un amico gli chiesi come stesse di salute. Rispose:
“I m’an ditt ch’a gh’ò un tumor e i m’an anca ditt ch’a pòss anca morir. A gh’ò otant’an, son sempor ste onést, chi s’nin frega!”

REINCARNAZIONE
Un anticlericale, incrociando un prete, in modo provocatorio, disse:
“Sa torn a nasor a fagh al pret
!”
(Se torno anascere faccio il prete)

Il prete ribattè:
“Bravo! e intant ch’a te csì serca anca äd nasor pu furob”

CUORE DI MAMMA
Una mamma, molto preoccupata, si rivolse al suo parroco dicendo:
“Signor parroco, sono molto preoccupata. Mio figlio frequenta una cattiva compagnia e ho perfino paura che si droghi. Ho tentato di parlargli ma non mi vuole ascoltare. Ascolta solo i cretini ! Reverendo vuole provare a parlargli lei?

DAL BARBIERE
Alcuni giorni fa il nostro Vescovo, mons. Bonicelli, era venuto in borgo delle Colonne a farsi tagliare i capelli. C’erano diversi clienti che gentilmente si informarono del suo stato di salute. Il Vescovo minimizzava i suoi disturbi; “Solo un poco di stanchezza” . Nella discussione intervenne un cliente che disse di avere due malattie gravi. La prima era la “Pressione alta”. Il Vescovo commentò che non era cosa da sottovalutare ma che si trattava di una malattia che ormai si poteva controllare bene. Il “malato” convenne che in effetti quella si poteva curare ma per la seconda la cura era molto più difficile. I presenti vollero sapere qual’era la seconda malattia ed egli spiegò che si trattava di “Pensione bassa”. Tutti risero compreso il Vescovo che commentò: “E’ proprio un teatrino”.

 

STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE

Home Shopping in Parma



Produced by ParmaItaly.com