STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE
a cura di Giuseppe Mezzadri

PERSONAGGI PARMIGIANI

GIORGIO SACCO': il barbiere


Borgo Delle Colonne


    

Giorgio Saccò è il barbiere del mio borgo, borgo Delle Colonne, dove esercita da cinquant'anni. Ama chiacchierare senza essere invadente e la sua bottega diventa spesso un ritrovo di amici. Conosce tutti gli abitanti vecchi e nuovi del rione ed è piacevole ascoltare le sue rievocazioni di fatti e storie dei borghi.

Il suo “pedigree” di parmigiano è di prim'ordine perchè suo bisnonno faceva il calzolaio in borgo Guazzo. Suo nonno che, faceva il facchino alla "Piccola", abitava in borgo del Naviglio. La nonna faceva la lavandaia e lavava i panni sul canale Naviglio, ora coperto, che correva lungo viale Mentana, nella zona dove adesso c'è il Consorzio Agrario. Avevano 21 figli e i più piccoli dormivano nei cassetti aperti del comò. Uno zio faceva il facchino assieme al nonno mentre suo padre scelse di fare il barbiere e per quarant'anni ebbe bottega, anche lui in borgo delle Colonne. Tutta la famiglia, come era costume, aveva un soprannome; "Trigolett." Passò la sua infanzia in borgo del Naviglio a giocare con gli altri ragazzi. Giocavano soprattutto nella piazzetta, la värta, ("aperta" nel senso di largo) che confinava con il carcere dove, come dice una poesia di Bertoletti:

"La sentinela sul mur äd la parzón
la butäva zò al balòn.......".


I vescovi  

Annovera tra i suoi clienti abituali il nostro vescovo mons. Cesare Bonicelli e, prima di lui, mons. Benito Cocchi. Al vescovo Cocchi piaceva scambiare due chiacchiere e Giorgio non si fa pregare. Probabilmente per il vescovo era un’occasione per ascoltare l'opinione della gente. Infatti, più che parlare, amava ascoltare e fare domande. Un giorno in cui Giorgio lo stava servendo entrò un cliente abituale che salutò così:

"Buon giorno a tutti meno uno".

Il "meno uno" era diretto a Giorgio ma la cosa poteva prestarsi ad un equivoco spiacevole e il barbiere fece segno all'amico di guardare chi era il cliente che aveva "sotto i suoi ferri".

Appena l'altro se ne accorese non la finiva più di scusarsi.


Salvo Mollica 

Giorgio aveva riaperto negozio da pochi giorni dopo la chiusura di ferragosto. 
Entrò Salvo Mollica, un anziano signore, che gli chiese:

"In do' sit stè Giorgio, ch'a son pasè e gh'era sarè ?"
(Dove sei stato che sono passato e c'era chiuso ?)

"Son stè al mär" (Al mare).

"A fär ?" (A fare ?)

"A fär al bagn" (A fare il bagno).

"An n'ävot miga pu basta äd la sojóla ?!"
(La sojóla è il bigoncio dentro il quale facevano il bagno coloro che non avevano la doccia o la vasca.) 

Giorgio mi invitò a chiedergli quanti figli avesse.

"Sez, an gh'era miga la televizion alora".
(Sei, non c'era la televisione allora).


Il patriota

Un giorno ero in bottega quando  entrò Antonio. Giorgio, per stuzzicarlo, me lo presentò come "patriota" e amico di Franco (il Caudillo).

"No, gnan un pò", si affrettò a precisare e poi spiegò:

"Franco è stato un terribile dittatore che non amava né i fiori né la musica e poco anche le donne."

Gli chiesi  perchè avesse il titolo di patriota e mi spiegò che, durante la resistenza, coloro che erano andati a combattere in montagna erano "partigiani" mentre i fiancheggiatori che erano rimasti in città erano "patrioti".Spiegò che all'epoca aveva 17 anni e il suo servizio consisteva nel distribuire volantini e scrivere sui muri.

"Io scrivevo sempre viva la  pace, perchè cosa c'è di più bello  che vivere in pace, stare assieme agli amici in compagnia e bevor un bicér... du bicér... tri...quator....."

"Basta", lo interruppe Giorgio ,"t'al sè che dopa al te fa mäl !"


Ninetto

Ninetto era un ospite della casa protetta. Era nato nel quartiere e tutti lo conoscevano. Quando era al verde veniva a sedersi da Giorgio e al primo cliente che aveva fretta offriva il proprio posto in cambio di un bicchiere. Il cliente, di solito, stava al gioco.


Giovanni

Arrivò Giovanni il cui motto è: "l'é mej bevorni na' botta che strabucärni 'na gossa".
(Meglio berne una botte che rovesciarne una goccia).

Era appena entrato quando passò il vigile che, vedendolo, gli disse:

"Giovanni è rivè i baracòn". ( Sono arrivate le giostre).

"Sempor con la storia di baracòn!"

Si lamentò Giovanni che qualche mese addietro era stato sul "calcio in culo" dei baracconi, all'ex-Eridania. Ebbe l'infelice idea di voler scendere al volo mentre la giostra girava al massimo.30 giorni di Ospedale avevano aggiustato tutto e lui avrebbe voluto dimenticare ma ogni tanto c'era qualcuno che gli ricordava l'episodio.

 

L'attentato

Giorgio lo invitò a raccontarmi la storia dell'attentato ad Almirante ed egli non si fece pregare. C'era la campagna elettorale e Almirante era venuto a Parma per un comizio. Giovanni, assieme ad una squadra di amici, aveva scollegato i microfoni per disturbare il comizio ma, non contento, andò poi da solo ad appostarlo presso la sua automobile.

Come l'uomo politico arrivò gli vibrò una sediata che però mancò il bersaglio e ammaccò solo un poco l'automobile. In pochi secondi il servizio d'ordine di Almirante gli fu addosso e  si prese un sacco di botte. Per dieci giorni non uscì di casa. Tornò poi in circolazione annunciando a tutti che sarebbe partito per Roma per uccidere Almirante. Nessuno lo prese sul serio ma egli andò a Roma veramente. Per fortuna sua e di Almirante, Roma è molto grande e non è facile orientarsi mentre, per contro, è piena di osterie. Fece il pieno e tornò indietro.

 

Acqua e gas

La lettura di un articolo della Gazzetta, in cui si parlava dello scoppio di uno scaldabagno, aveva avviato in bottega una discussione sulla sicurezza. Si parlava dei vari pericoli che sono sempre in agguato e Fedele, che teneva banco perchè di mestiere fa l'idraulico, sentenziò:

"A me fa sempre più paura il gas dell'acqua".

"A mi am fa paura bombè anca l'aqua", disse Giovanni. Venne guardato male, allora io, per dargli man forte, recitai un vecchio proverbio di mia mamma:

"Con l'aqua l'é un brut questionär che a l'insù la ne gh vol andär". (Con l'acqua è brutto litigare perchè all'insù non vuole andare). Mia mamma però si riferiva all’acqua delle alluvioni.


Freddo e caldo

Si parlava di caldo e di freddo e un cliente disse:

"A mi am piäz pu l'istè parchè, sa t' gh'è cäld, un'ombra at la pol catär mo d'inveron, äd stuvvi par sträda, at n'in cat miga tant !"
(A me piace l'estate perchè se hai caldo un'ombra la puoi trovare ma d'inverno stufe per strada non se ne trovano).

La lettura di un articolo della Gazzetta, in cui si parlava dello scoppio di uno scaldabagno, aveva avviato in bottega una discussione sulla sicurezza. Si parlava dei vari pericoli che sono sempre in agguato e Fedele, che teneva banco perchè di mestiere fa l'idraulico, sentenziò:

"A me fa sempre più paura il gas dell'acqua".

"A mi am fa paura bombè anca l'aqua", disse Giovanni. Venne guardato male, allora io, per dargli man forte, recitai un vecchio proverbio di mia mamma:

"Con l'aqua l'é un brut questionär che a l'insù la ne gh vol andär". (Con l'acqua è brutto litigare perchè all'insù non vuole andare). Mia mamma però si riferiva all’acqua delle alluvioni.


La casa della provvidenza

Giorgio, assieme ad alcuni amici, ha preso in affitto, a Capriglio, la "Casa della Provvidenza" che è di proprietà dei missionari saveriani. La utilizzano per passarvi i fine settimana in compagnia.

Recentemente, mentre stavano pranzando, ricevettero la visita di un certo Belletti di Carpi, ex-partigiano venuto in pellegrinaggio con un pullman di altri ex, per rendere omaggio ai caduti partigiani di quelle zone. Entrato in casa spiegò che aveva voluto rivederla perchè legata al ricordo di un episodio della guerra che lo riguardava. Raccontò di essere sopravvissuto ad una fucilazione, avvenuta poco lontano, nella quale si beccò numerose pallottole. Nonostante le ferite era riuscito a trascinarsi fino alla casa dei missionari dove i religiosi lo curarono e lo nascosero.

 

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