STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE
a cura di Giuseppe Mezzadri

PERSONAGGI PARMIGIANI

GIANNINI


Certosa di Parma

In occasione di una delle annuali feste della porchetta che il famoso oste Gino Picelli allestiva in borgo Marodolo, circa una ventina di anni fa, ho conosciuto uno dei simpatici partecipanti. Si tratta di Giannini, corista di 70 anni all'epoca, ex infermiere, alto, ben piantato, ben vestito, occhi ammiccanti e gioviali. Ama stare in compagnia e raccontare aneddoti che sa dire benissimo in un dialetto piacevole ed efficace. Giannini, in compagnia, canta volentieri qualche romanza, che interpreta molto bene e le sue esibizioni sono gradite dagli intenditori anche se la sua voce non ha più la saldezza di un tempo.

La sera della porchetta, però, nonostante le insistenze, non ci fu verso di indurlo a cantare perché, diceva lui, non aveva nessuno con cui potesse scaldare la voce.
" Canta là 'na romanza " (canta una romanza) insistevano gli amici " An cat miga l'aria " (Non trovo l'aria) si scusò il corista. " Reva la fnéstra! (apri la finestra) " disse l'oste Picelli che aveva sentito.
In compenso Giannini, mentre era intento a fare fuori una rispettabile pastasciutta e un piatto di porchetta, che avrebbe messo in soggezione chiunque, rallegrò la compagnia con un'infinità di battute e di gustosi aneddoti, alcuni dei quali ripeterò più sotto.

PAN E MOR

Giannini era seduto tra due giovani rappresentanti che non la finivano più di parlare di consegne e di provvigioni.
Ad un certo punto sbottò:
" As pol där? l'é tutta sira che chilor i parlon äd lavor. A vagh a cà strach mort! "
 (è tutta sera che questi parlano di lavoro, vado a casa stanco morto).
 

La battuta sbloccò l'ambiente e Giannini cominciò a raccontare.

" S'a s' pärla äd gatt mi dovriss saltär insimma ai còpp! ".
(se si parla di gatti, io dovrei saltare sui tetti)
dice parlando della miseria dei suoi tempi e di quanto fossero utili i gatti per dare proteine alla dieta della povera gente.
Aggiunse, parlando della propria generazione: 
" I s'àn zlatè coj mór ".(ci hanno svezzati con le more)

A proposito di gelsi, racconta l'episodio di" Pambianch " venditore di gelsi in ghiaia, che, una mattina, venne avvicinato dal maresciallo Greco, perché, evidentemente, commenta Giannini, " un qualchidon äva bofè in-t al riz ". (qualcuno aveva fatto la spia)
" Pano Bianco, dammi dei gelsi " esordì il maresciallo.
" Subito ispettore " e Panbianch, preso un mestolo, si accingeva
a riempire un bel cartoccio di gelsi per il poliziotto.
" Più sotto, prendili più sotto! ".
" Mo no, sior ispetor, i se schison! ". (si schiacciano)
" Ho detto più sotto! " insistè il maresciallo.
Emersero così dal cesto dei gelsi alcune belle galline padovane.
Il " Ghighi ", presente alla scena commentò: " A t'è squasè Pambianch! ". (hai scosso i rami !)

BORGO DELLE CARRA

In borgo delle Carra, uno dei borghi abbattuti dal "piccone risanatore", (ora via Della Costituente) abitato da gente povera e che viveva in condizioni igieniche precarie, fu portato dal medico un ragazzino perché si grattava ed era pieno di arrossamenti. Pensavano che fossero " disturbi di sangue ".
" Dotór coza gh'ordénnol? " chiese la madre ansiosa. (dottore cosa gli ordina?)
" Bruzigh al pajón e l'é bélle guarì! ". (bruciategli il pagliericcio ed è già guarito)

Racconta Giannini che, quando fu evacuato borgo delle Carra, Pisseri, il noto fotografo, fece diverse fotografie durante i traslochi. In una foto molto bella si vedevano alcuni camion con i facchini che scaricavano la roba.
C'era anche un camion attorno al quale, però, non si vedeva nessuno.
" Cme mäi 'taca còll camion li an gh'é nissón? " chiese qualcuno. (come mai accanto a quel camion non c'è nessuno?)
" I s'ran i mobil äd Carlén, agh ja porta su i pióc ". (saranno i mobili di Carlen, glieli portan su i pidocchi)

In borgo delle Carra dopo tante lamentele montarono il sambot. Lo montarono un pomeriggio.
Un ragazzino che, verso sera, stava per uscire, fu udito urlare: 
" Mà, an vagh miga zò, gh'é 'na béstia ". (mamma, non esco c'è una bestia!)

IL BAGNO

Giannini è stato infermiere alla Dermo. Racconta che un giorno venne ricoverato un tale che egli conosceva bene e che era famoso per la scarsa igiene.
" Veh, guärda che quand a s' ven chi, par regolament, bizòggna fär al bagn ". (quando si viene qui, per regolamento, occorre fare il bagno)
" A l'ò 'pen'na fat " (l'ho appena fatto) rispose l'uomo offeso. Giannini diplomaticamente gli disse : " Ben va la, dat 'na rinfrescäda! ". (datti una rinfrescata) E ce n'era bisogno perché, spiega il corista: " In-t la vasca pareva ch' j avison strabuchè dez chilo 'd carbón dóls ". (nella vasca, sembrava avessero rovesciato dieci chili di carbone dolce)

LA BANDA DEL FORMAGGIO

Al processo della banda del formaggio furono in molti a prendersi 20 anni di galera. Uno di questi era Richén, la cui madre, per confortarlo, subito dopo il processo gli chiese:
" Richén adman a t' portia un bel piat äd pastasutta ben consäda ? ". (domani ti porto una bella pastaasciutta ben condita ?)
" Par l'amor dal Sgnór ma' -la interruppe Richen -lassa li äd parlar äd formaj! ". (non parlarmi di formaggio)

AL BALLO

Una sera Giannini andò a ballare alla Palomba, un locale da ballo popolare sita al 1° piano di una casa di Strada Nuova.
Aveva le scarpe mal ridotte al punto che, inciampando, si ritrovò con una suola che rideva. Non poteva certamente ballare cosi.
Pensò allora di strappare del tutto la suola e restò con la sola tomaia.
Per un po' tutto andò liscio, ma poi il piede cominciò a sudare e, nel borotalco che era stato sparso sulla pista, Giannini lasciava, a sua insaputa, l'impronta del piede dita comprese.
Qualcuno esclamò: " Mo co' gh'é, n' indiàn?! ". Giannini si volse, vide le sue impronte e si senti gelare il sangue.

CORISTI

Un giorno, egli si trovava a S. Remo con altri coristi. Si recarono in un ristorante della cittadina dove uno dei coristi cantò così bene che presto piovvero sul loro tavolo un sacco di vettovaglie offerte dai clienti del ristorante.
Ad un certo punto volle cantare una romanza anche un altro corista non molto adatto purtroppo a fare il solista. Stava producendosi in una esibizione assai modesta e Giannini lo interruppe: " Dagh un taj ala zvelta primma chi s' venon a tór indrè la roba ".

Panigh era un corista amico di Giannini; aveva un debito cospicuo con la " Ninfa ", bottegaia di Via D'Azeglio, che, nel retro, vendeva anche vino.
Un giorno, mentre erano in treno assieme ad alcuni amici, a Giannini venne l'idea di fargli uno scherzo. Prese la Gazzetta e, fingendo di leggere ad alta voce, inventò la notizia che un furioso incendio aveva devastato la bottega della signora " Ninfa " di Via D' Azeglio.
" E' bruzè propria tutt? " chiese subito interessato " Panigh ".
" No " disse Giannini continuando la sua commedia " Il marito Gostén, con un atto ardimentoso, ha salvato il libro dei debitori ".
   

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