STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE
a cura di Giuseppe Mezzadri

LEZIONI DI DIALETTO
  IX  lezione


Teatro Farnese 

NONA LEZIONE
Enzo Terenzani




SU ALCUNE TRADIZIONI PARMIGIANE

 

In merito a tradizioni della nostra città e della provincia riguardanti anche l’attribuzione di specifici poteri taumaturgici a Santi e Patroni, il tempo a disposizione consente soltanto una carrellata rapida, quindi incompleta, anche se abbastanza interessante.

Senza un particolare percorso, ma seguendo unicamente un criterio divulgativo, quasi una cronaca giornalistica, esamineremo alcune tradizioni, molte delle quali ancora valide, ricordando altresì le varie feste contadine ( come quelle di Coenzo) legate alla cosiddetta «Civiltà contadina» ben documentata dalla raccolta Guatelli di Ozzano Taro e da quella dell’Aranciaia di Colorno.

 

S.ILARIO (13 gennaio ) – Preposto alla guarigione dei sofferenti di reumatismi. Convenivano a Sala Baganza i fedeli per asportare qualche pezzetto della grande pietra raffigurante il santo, ritenuta prodigiosa.

Nota la leggenda della «scarpetta» : tuttora ricordata con le dolci, classiche scarpette di S.Ilario.

 

S.ANTONIO ABATE ( 17 gennaio ) –  I ragazzi, nella settimana che precedeva la ricorrenza del Santo, bussavano alle porte delle case chiedendo farina per confezionare quelli che erano definiti «i panini di S.Antonio».

I panini cotti al forno e benedetti in Chiesa, venivano regalati ai presenti e portati al domicilio di quanti per motivi diversi non potevano recarsi in Chiesa.

 

SS. SEBASTIANO E FABIANO ( 20 gennaio ) – I parmigiani dedicarono a questi Santi una cappella in Cattedrale, nei secoli XV° e XVI°, essendo venerati quali protettori efficaci contro le pestilenze numerose in quei tempi.

 

CONVERSIONE DI S.PAOLO ( 25 gennaio ) – La notte del 25 gennaio le donne giovani mettevano un secchio d’acqua nel cortile e, il giorno seguente, leggevano sul ghiaccio che si era formato i segni del mestiere del futuro sposo: se si era delineata, ad esempio, una zappa o un rastrello, il futuro sposo sarebbe stato senz’altro un contadino.

 

S.BIAGIO ( 3 gennaio ) – Protettore dai malanni della gola, dopo un miracolo col quale guarì un bambino a cui era rimasta conficcata in gola una lisca di pesce.

Vi è tradizione di conservare una fetta di panettone natalizio da mangiare nella festa di S.Biagio per preservarsi dal mal di gola.
 

 
STORIE VARIE
 

PREGHIERE POPOLARI DELLA CAMPAGNA PARMENSE

 Le preghiere in dialetto erano molto diffuse nelle nostre campagne e in tutto il Nord Italia. Probabilmente lo erano perché il dialetto era l’unica lingua veramente conosciuta bene e permetteva alle persone di comprendere appieno il significato di quanto dicevano.

L’origine non è nota ma gli studiosi tendono a farle risalire alle laudi medioevali.

C’erano le preghiere del mattino, della sera, all’angelo custode, natalizie, pasquali ecc. nonché per altre evenienze come ad esempio la preghiera contro la grandine e gli incendi.

Uno degli esempi più belli di questo tipo di preghiere è la seguente preghiera della sera.


Sgnór a v’ringrasi

äd la bónna giornäda ch’a mi dè,

al mè papà, ala mè mama, e ai mè fradè.

A tutti quanti il creaturi dal mond,

ai bón,

ai cativ,

ai viandant

e ai povor agonizant.

Sgnór la mè alma a v’arcmand

 

Come si può notare si tratta di una preghiera soprattutto di ringraziamento che viene fatto non soltanto per la propria famiglia. Il ringraziamento, con un che di francescano, viene fatto anche a nome di tutte le creature perciò anche degli animali.

Bella anche l’estensione ai “cattivi”.

Il riferimento ai viandanti testimonia di quanto un tempo fosse pericoloso il viaggiare. (Anche oggigiorno è pericoloso ma per altri motivi).

Il finale con il riferimento agli agonizzanti e l’ultima raccomandazione per la salvezza dell’anima testimonia della grande religiosità del passato.

E’ una preghiera semplice e bella che conserva intatta tutta la sua validità


STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE

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