STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE
a cura di Giuseppe Mezzadri

PREGHIERE


Disegno di Sergio Silva

 

DIVAGAZIONI SULLA PREGHIERA

 

PREGHIERA DI UN “PAZIENTE” POCO PAZIENTE

Sarnìssa Madonen’na benedètta, 
o fam guarir o mand’m a la Vilètta

(Scegli Madonnina benedetta. 
O fammi guarire a mandami alla Villetta)


PREGHIERA MASCHILISTA

Credo in Dio Padre onnipotente, 
negli uomini poco e nelle donne niente.

PREGHIERE CONCISE

Togno era un contadino che per andare a lavorare nel campo tutte le mattine passava davanti a un crocifisso a lato della strada. Si fermava un attimo e diceva:

Ti t’ si ‘l Sgnór e mi són Togno e ti at sè äd coza gh’ò bisogno.
(Tu sei il Signore e io sono Togno e tu sai di cosa ho bisogno)

Alla sera, al ritorno, stanco per aver lavorato tutta la giornata, senza neppure fermarsi, diceva al crocifisso: 
Cme stamaten’na
(Come stamattina)

Qualcosa di simile capitava ad un altro lavoratore che, prima di coricarsi, diceva questa preghiera:

Sgnór vu conossì i me bizoggn in stè mónd e in ch’ätor. A vagh a lét e ne v’ digh ätor
(Signore, voi conoscete i miei bisogni in questo mondo e nell’altro. Vado a letto e non vi dico altro)

PREGHIERE “COMANDATE”

Dai Regesti del Comune di Parma, un documento datato 18 maggio 1625, recita:

Avviso: gli Anziani invitano tutti i sudditi a recarsi a pregare con assiduità nelle chiese e agli orari prestabiliti, per ottenere da Dio l’aiuto per gli urgenti bisogni della città.

PREGHIERA DELLA SERA

Sgnór a v’ ringrassi äd la 
b
ónna giornäda ch’a mi dè.
Al me papa’ a la me màma e ai me fradè,
a tutti quanti il creaturi dal mónd;

i bón, i cativ, i viandant e i pov’r agonizant.
Sgnór, la me alma a v’arcmand

 

INVOCAZIONI DI RINGRAZIAMENTO

Per ringraziare di qualcosa che si era ricevuto si diceva:

Che Dio a v’l’armirta  ( che Dio ve ne renda merito )

La variante scherzosa era:

Dio ve ne renda merito e marito (quando trovare marito era un obbiettivo ambito)

Sempre per ringraziare c’era anche una variante più completa che recitava:

Dio t’ l’armirta in paradiz  (te lo rimeriti in paradiso)

Anche questa aveva una versione scherzosa:

Dio t’ l’armirta in S.Fransesch e che ‘l pensér al t’ vena despèss 
(Dio te ne renda merito in S.Francesco (carcere) e che il pensiero ti venga spesso)

DIO NEI SALUTI

Anche in tempi non molto lontani Dio era una presenza costante nella vita di tutti i giorni. Si capisce anche dai modi di dire.

Quando la gente si incontrava era facile sentire:

Cme vala?   Ben, Grasie a Dio

Quando ci si lasciava:  A t’ salut e che Dio a t’ manda dal ben

Ai bambini spesso si diceva:

Dio te benedìssa!

Altri esempi di modi di dire che facevano dipendere gli avvenimenti anche dalla volontà del Signore: 

Se Dio v’rà (se Dio vorrà) oppure Se Dio vól . Qualche esempio: Se Dio vól adman vagh a ca’ da l’ospedäl. Oppure: Quand al Sgnor l’à volsù à lassè lì äd pióvor


IL BENE

Un tempo le preghiere venivano anche chiamate al bén, il bene. Per invitare a dire le preghiere dicevano: Dì su ‘l bén

E a proposito di bene si sa che il bene bisogna farlo bene.

Non come fece quel tale che sulla cui tomba venne scritto questo epitaffio:

Qui giace un tale che nella vita 
fece del bene e fece del male.
Purtroppo il male lo fece bene 
e il bene lo fece male
 

PREGHIERA PASQUALE

A Pasqua non poteva mancare un richiamo alle nostre tradizioni popolari cristiane. Sono sempre molto belle le preghiere in dialetto tanto in voga un tempo nelle nostre campagne. Solitamente esprimono, seppure in modo semplice, concetti profondi. Nell’esempio che segue è notevole, a mio parere, la frase “ Ch’la mé mètta in Verità” riferita alla Croce.

E’ il concetto sviluppato dal Papa nella sua ultima enciclica nella quale invita a “contemplare il volto di Cristo in Croce” perché è solo confrontandoci con Lui  che si viene messi nella Verità.

Al Signór ch’al mé sia Pädor
La Madònna ch’la mé sia Mädra

Tutt i sant i me fradél

Tutti il santi il me soréli

Croce santa, Croce degna

Ch’la mé guärda ch’la me siggna

Ch’la mé cäva din pechè

Ch’la mé mètta in Verità

Verità l’é tanta béla

‘na grasia in Ciél e vùnna in téra

 

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