STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE
a cura di Giuseppe Mezzadri


 

PREGHIERE POPOLARI

(parte seconda)
 

 

ESPRESSIONI DEL SACRO NELLA QUOTIDIANITÀ

 

Mons. Maggiali raccontava che, dopo qualche tempo che frequentava il seminario, si accorse che suo padre non sempre capiva il significato delle preghiere in latino. Rivolgendosi a lui disse: “Papà, voi non capite bene il significato di quello che recitate”.

“È vero”, rispose. “Io non capisco ma Lui si”. Questo spiega, a mio parere, perché egli apprezzasse anche le espressioni di religiosità in dialetto. Li apprezzava al punto da invitarmi, alcuni anni fa, a recitare detti e preghiere, in chiesa a san Sepolcro, in coda alla messa vespertina del sabato e a quella principale della domenica mattina.

 

Espressioni di ringraziamento

per ringraziare di qualcosa che si era ricevuto si diceva:

“Che Dio v’l’armirta”  (che Dio ve ne renda merito). La variante scherzosa era:

“Dio ve ne renda merito e marito”.

 (quando trovare marito era un obbiettivo ambito). Sempre per ringraziare c’era anche una variante più completa che recitava:

“Dio t’ l’armirta in paradiz”  (te lo rimeriti in paradiso). anche questa aveva una versione scherzosa:

Dio t’ l’armirta in s.fransesch e che ‘l pensér al t’ vena despèss”.

(Dio te ne renda merito in s.Francesco (carcere) e che il pensiero ti venga spesso)

 

Espressioni di saluto

Quando la gente si incontrava era facile sentire:

“Cme vala?”- “ Ben, grasie a Dio”.

Quando ci si lasciava una espressione usata era:  “A t’ salut e che Dio  a t’ manda dal ben

Ci si poteva sentire rispondere:

“E ch’al t’ nin manda un po’ anca a ti”.

 

Espressioni che fanno dipendere le cose dal Padre Eterno

“an n’è mai trop còl che Dio vól”. Oppure: “coll che Dio manda”.

“Se Dio v’rà” (se Dio vorrà). Altra variante:

“Se Dio vól”.

 

Qualche esempio:

“Se Dio vól adman vagh a ca’ da l’ospedä”l.

Oppure:

“Quand al Sgnor l’à volsù à lasè lì äd pióvor”.

 

Altre espressioni

Ai bambini spesso si diceva:

“Dio te benedìssa!” Oppure anche: “Dio t’ stradora”.  

(anche Pezzani nella famosa poesia “I dan l’Otello”, parlando della soprano molto brava dice: “Dio la benedissa”…

Ti e ‘l to prét!” Oppure: “Ti e ‘l to prét ‘t’à batzè!”

In entrambi i casi si imputava al prete di avere, a suo tempo, fatto economia di sale in occasione del battesimo.

Il segno della croce, che in latino comincia con: "In nomine Patris" un tempo era più usato. Infatti per dire a una persona che aveva qualcosa che non andava nel cervello, si diceva anche:

"Sit malè int al nomine Patris?"

 

Proverbi educativi

Le mamme, un tempo, utilizzavano spesso la saggezza dei proverbi per educare i figli.

Anche mamma Margherita (la madre di don Bosco) utilizzava i proverbi.  Nella vecchia casa, a Valdocco, sono esposti quadretti che riportano i proverbi saggi che amava utilizzare a scopo educativo. Due esempi:

“Un nemis a l’è trop e sent amis a basto nen”. (Un nemico è già troppo e cento amici non bastano)

 “El temp a passa, la mort a ven: beat chi s’è fassè del ben”. (Il tempo passa, la morte viene: beato chi ha fatto del bene)

 

 

Mia Madre

Anche mia madre, per l’educazione di noi quattro figli, per allevarci "a l'onor däl mond" faceva ricorso al bagaglio di valori che aveva assorbito in famiglia ma anche, spesso, ai vecchi detti popolari.

Quando facevamo arrabbiare la mamma ci diceva:

"Brut rospas, Dio 'l voja ch'insantì!" (Rospas è un grosso rospo).

Nei momenti difficili, e Dio sa quanti ne ha avuti, non si perdeva d'animo; il suo motto era: "Providensa provedarà".

Durante la guerra aveva anche coniato una preghiera adeguata alle circostanze:

"Sgnor, jutiss a l'ingrosa che a l'imnuda an fì pu vora". (Aiutateci "all'ingrosso" che "al minuto" non c'è più tempo).

Per educarci al rispetto del cibo e a non sprecare ci diceva:

"Al Sgnór l'é zmontè da caval par tor su 'na briza äd pan".

(Il Signore è sceso da cavallo per raccogliere una briciola di pane).

Per inculcarci la generosità anche verso gli altri diceva:

"Tutti il bòcchi j en soréli, meno che còlla däl foron". (Tutte le bocche sono sorelle, meno quella del forno).

Aveva un repertorio nutrito di proverbi anche per la vita minuta. Quando, ad esempio, facevamo fatica a svegliarci diceva:

"Ala sira león, a la maten'na cojón."

Mia mamma, in coda al rosario serale, ci faceva recitare alcuni Pater:

“A San Giusép, ch’l’é sora ala bona morta, von pri malè, n’ätor par j agonizant, pri navigant e par coj che viaza in camion con la fumära”.

Per insegnarci che Dio è amore, diceva:

“Al Sgnór al né gh’à miga al nostor mètor, l’é misericordioz. Guai s’a‘l fiss cmé nuetor!” (Il Signore non usa il nostro metro, è misericordioso. Guai se fosse come noi!”

Per dire che Dio però è anche giustizia diceva:

“Al Sgnór al ne päga miga tutt i sabot !”

 (il Signore non paga tutti i sabati)

 

PROVERBI SAGGI

"Chi maledissa al Sgnor, al gh'n'à äd bizzògna". (chi maledice il Signore ne ha bisogno)

"Chi condana al pol sbaliär, chi pardon'na al ne sbalia mäi." (chi condanna può sbagliare. chi perdona non sbaglia mai)

"La coresion la pól fär bombén, mo l'incoragiament al fa äd pù".

(la correzione può fare molto ma l’incoraggiamento fa di più)

“E’ mej un cativ d’acordi che ‘na bon’na sentenza”.

(E’ meglio un cattivo accordo che una buona sentenza, cioè che andare in giudizio)

 

CURIOSITÀ VARIE

 

Misura del tempo

Quando gli orologi erano un lusso che la gente comune non poteva permettersi e poteva contare soltanto sull’orologio del campanile, c’era chi ricorreva ad un sistema semplice ma ingegnoso per calcolare i tempi. Ho rintracciato un antico lunario che, per dare i tempi legati alle ricette che descriveva, utilizzava le preghiere. Qualche esempio:

“Fare rosolare la cipolla per la durata di tre avemarie..”

“Sbattere le uova in una scodella per il tempo di due pater noster...”

 

Quando per un qualche motivo, una ragazza, doveva scoprirsi, ad esempio per una iniezione, poteva capitare che avesse degli scrupoli. Per superarli le si diceva: “L’è tutta cärna batzäda”

Significa che il battesimo era dato per scontato.

 

Mio papà mi raccontava che sua nonna usava, per i radicchi, un tegame enorme che subito dopo l'uso nascondeva perchè si vergognava. Il suo timore era che, chi l'avesse visto, si potesse chiedere:

"Éni cristiàn o  éni  béstij?" ("Cristian" era sinonimo per persone).

 

Maternità

Un’altra massima popolare, a mio parere molto bella, è quella che ho sentito dire da una madre alla figlia preoccupata per la quarta gravidanza:

 “Al Sgnór, al manda al cäld e ‘l frèdd second i pagn” e aggiunse: “ e ti i pagn a te gh’ j è” (il Signore manda il caldo e il freddo secondo i vestiti. E tu hai i vestiti adatti) il senso figurato è che il Signore manda i compiti e le prove in base alle forze che abbiamo o che ci può dare.

 


 

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