STORIE, ANEDDOTI E BATTUTE
a cura di Giuseppe Mezzadri

TRADIZIONI PARMIGIANE
  I  parte


Chiesa di San Giovanni

SU ALCUNE TRADIZIONI PARMIGIANE

(Rel. Enzo TERENZANI)

 

Raccolta presentata dal cav. Enzo Terenzani, presidente di “Parma Nostra”, in occasioni di alcuni incontri sul dialetto che riguardano

 

In merito a tradizioni della nostra città e della provincia riguardanti anche l’attribuzione di specifici poteri taumaturgici a Santi e Patroni, il tempo a disposizione consente soltanto una carrellata rapida, quindi incompleta, anche se abbastanza interessante.

Senza un particolare percorso, ma seguendo unicamente un criterio divulgativo, quasi una cronaca giornalistica, esamineremo alcune tradizioni, molte delle quali ancora valide, ricordando altresì le varie feste contadine ( come quelle di Coenzo) legate alla cosiddetta «Civiltà contadina» ben documentata dalla raccolta Guatelli di Ozzano Taro e da quella dell’Aranciaia di Colorno.

 

S.ILARIO (13 gennaio ) – Preposto alla guarigione dei sofferenti di reumatismi. Convenivano a Sala Baganza i fedeli per asportare qualche pezzetto della grande pietra raffigurante il santo, ritenuta prodigiosa.

Nota la leggenda della «scarpetta» : tuttora ricordata con le dolci, classiche scarpette di S.Ilario.

 

S.ANTONIO ABATE ( 17 gennaio ) –  I ragazzi, nella settimana che precedeva la ricorrenza del Santo, bussavano alle porte delle case chiedendo farina per confezionare quelli che erano definiti «i panini di S.Antonio».
I panini cotti al forno e benedetti in Chiesa, venivano regalati ai presenti e portati al domicilio di quanti per motivi diversi non potevano recarsi in Chiesa.

 

SS. SEBASTIANO E FABIANO ( 20 gennaio ) – I parmigiani dedicarono a questi Santi una cappella in Cattedrale, nei secoli XV° e XVI°, essendo venerati quali protettori efficaci contro le pestilenze numerose in quei tempi.

 

CONVERSIONE DI S.PAOLO ( 25 gennaio ) – La notte del 25 gennaio le donne giovani mettevano un secchio d’acqua nel cortile e, il giorno seguente, leggevano sul ghiaccio che si era formato i segni del mestiere del futuro sposo: se si era delineata, ad esempio, una zappa o un rastrello, il futuro sposo sarebbe stato senz’altro un contadino.

 

S.BIAGIO ( 3 gennaio ) – Protettore dai malanni della gola, dopo un miracolo col quale guarì un bambino a cui era rimasta conficcata in gola una lisca di pesce.

Vi è tradizione di conservare una fetta di panettone natalizio da mangiare nella festa di S.Biagio per preservarsi dal mal di gola.

S.AGATA ( 4 febbraio ) – Titolare di una cappella in Cattedrale, era tenuta in grande considerazione e venerazione.

In occasione della ricorrenza a lei dedicata, venivano vestiti 12 bimbi poveri dando loro «tre braccia» di panno per farsi confezionare un abito.

La statua della Santa, riccamente vestita, era adornata da preziosi gioielli di proprietà della Contessa Liberati, che in quelle occasioni ben volentieri li prestava e lei stessa sistemava attorno alla sacra immagine.

 

S.VALENTINO ( 14 febbraio ) – Fra le varie iniziative, quella della «Borsa di ventura», consistente nell’assegnare alle cosiddette «citelle» (ragazze nubili) un deposito di denari che le giovani prescelte per la loro povertà dalle varie istituzioni (Confraternite, Università di Arti e Mestieri, Consorzio della Cattedrale, ecc.) potevano usare per farsi una dote per sposarsi oppure per entrare in Monastero.

  

TIRCHIERIA

In un paese viveva un tale che era rinomato per essere pidocchio e taccagno. La moglie, che se ne vergognava, era morta improvvisamente. I maligni commentarono:

“L’è morta da la reputasion”

 

VARIE

 

Nel piacentino

In un paesino dell’appennino piacentino, molto isolato e molto in alto, si dice che:

“A s’ senta al Sgnor a tosor e la Madonna  a sdaser”
(Il Signore a tossire e la Madonna a setacciare)

 
Ad Andalo

Quand al piz galin al gh’à ‘l capèl o fa brutt o fa bèl 
(quandi il pizzo Galino ha il cappello e fa brutto o fa bello)

 
Maria prepera la fojada che ‘l pien al port a cà mi

 

A Boretto

Uno studioso di Boretto, al quale ho chiesto quale sia l’origine etimologica del nome Boretto, mi ha spiegato che vi sono tre ipotesi, tutte collegate al fiume Po.

Po ruptum: a indicare la località dove era avvenuta una grande esondazione “rottura” di un argine.

Bis ruptum: a indicare la località teatro di due importanti esondazioni

Po retto: a indicare la località dove il Po assume un corso rettilineo.

 

 

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